Commento CCC a YouCat Domanda n. 229 – Parte I.
YOUCAT Domanda n. 229 - Parte I. Che cosa rende un uomo disposto alla penitenza?
(Risposta Youcat) Prendendo
coscienza del peccato personale si percepisce il desiderio di migliorarsi:
questo è il pentimento, che raggiungiamo considerando la contraddizione fra
l'amore di Dio e il nostro peccato. Allora proviamo dolore per i nostri
peccati, ci proponiamo di cambiare la nostra vita e riponiamo tutta la nostra
speranza nell'aiuto di Dio.
Riflessione e approfondimenti
(Commento CCC) (CCC
1431) La penitenza interiore è un radicale nuovo orientamento di tutta la vita,
un ritorno, una conversione a Dio con tutto il cuore, una rottura con il
peccato, un'avversione per il male, insieme con la riprovazione nei confronti
delle cattive azioni che abbiamo commesse. Nello stesso tempo, essa comporta il
desiderio e la risoluzione di cambiare vita con la speranza della misericordia
di Dio e la fiducia nell'aiuto della sua grazia. Questa conversione del cuore è
accompagnata da un dolore e da una tristezza salutari, che i Padri hanno
chiamato “animi cruciatus [afflizione
dello spirito]”, “compunctio cordis
[contrizione del cuore]” [Concilio di Trento: DS 1676-1678; 1705; Catechismo Romano, 2, 5, 4].
Per meditare
(Commento Youcat) La realtà del peccato viene spesso rimossa;
c'è addirittura chi crede che contro il senso di colpa ci sia bisogno solo di
una terapia psicologica. Un vero senso di colpa è invece importante. È come in
macchina: quando il tachimetro ci dice che abbiamo superato il limite di
velocità, la colpa non è del tachimetro, ma di chi guida. Allo stesso modo,
quanto più ci avviciniamo a Dio, che è luce, tanto più emergono anche i nostri
lati oscuri; meno male che Dio non è una luce che brucia, ma una luce che sana;
per questo il pentimento ci spinge a penetrare nella luce in cui recuperiamo la
salvezza.
(Commento CCC) (CCC
1430) Come già nei profeti, l'appello di Gesù alla conversione e alla penitenza
non riguarda anzitutto opere esteriori, “il sacco e la cenere”, i digiuni e le
mortificazioni, ma la conversione del cuore,
la penitenza interiore. Senza di essa, le opere di penitenza rimangono
sterili e menzognere; la conversione interiore spinge invece all'espressione di
questo atteggiamento in segni visibili, gesti e opere di penitenza [Gl 2,12-13;
Is 1,16-17; Mt 6,1-6.16-18]. (CCC 1490) Il cammino di ritorno a Dio, chiamato
conversione e pentimento, implica un dolore e una repulsione per i peccati
commessi, e il fermo proposito di non peccare più in avvenire. La conversione
riguarda dunque il passato e il futuro; essa si nutre della speranza nella
misericordia divina. (Continua)