Commento CCC a YouCat Domanda n. 379 – Parte III
YOUCAT Domanda n. 379 – Parte III. Quali azioni sono proibite dal divieto di uccidere?
(Risposta Youcat – ripetizione) È proibito l'omicidio e la complicità all'omicidio; è proibito uccidere in
guerra al di fuori delle strette condizioni che giustificano una legittima
difesa con la forza militare; è proibito l'aborto, fin dal concepimento della
persona umana; sono proibiti il suicidio, l'automutilazione e
l'autodistruzione; è proibita anche l'eutanasia, ossia l'uccisione di persone
handicappate, malate o prossime alla morte.
Riflessione e
approfondimenti
(Commento CCC) (CCC
2272) La cooperazione formale a un aborto costituisce
una colpa grave. La Chiesa sanziona con una pena canonica di scomunica questo
delitto contro la vita umana. “Chi procura l'aborto, ottenendo l'effetto,
incorre nella scomunica latae sententiae” [CIC canone 1398] “per il fatto
stesso d'aver commesso il delitto” [CIC canone 1314] e alle condizioni previste
dal Diritto [CIC canoni 1323-1324]. La Chiesa non intende in tal modo
restringere il campo della misericordia. Essa mette in evidenza la gravità del
crimine commesso, il danno irreparabile causato all'innocente ucciso, ai suoi
genitori e a tutta la società.
Per meditare
(Commento Youcat) Al giorno d'oggi
capita spesso di eludere il divieto di uccidere con argomenti ispirati ad un
apparente umanitarismo; ma in realtà né l'eutanasia né l'aborto sono soluzioni
umane e per questo in tali questioni la Chiesa è di chiarezza definitiva.
Chiunque prenda parte ad un aborto, costringa o anche solo consigli un'altra
persona a commetterlo è automaticamente scomunicato, analogamente a quanto
succede per altri delitti commessi contro la vita. Quando invece una persona
psichicamente malata si toglie la vita, la sua responsabilità in materia è
spesso ridotta e talvolta addirittura inesistente.
(Commento CCC) (CCC
2274) L'embrione, poiché fin dal concepimento deve
essere trattato come una persona, dovrà essere difeso nella sua integrità,
curato e guarito, per quanto è possibile, come ogni altro essere umano. La diagnosi prenatale è moralmente lecita,
se “rispetta la vita e l'integrità dell'embrione e del feto umano ed è
orientata alla sua salvaguardia o alla sua guarigione individuale […]. Ma essa
è gravemente in contrasto con la legge morale quando contempla l'eventualità,
in dipendenza dai risultati, di provocare un aborto: una diagnosi […] non deve
equivalere a una sentenza di morte” [Congregazione per la Dottrina della Fede,
Istr. Donum vitae, 1, 2].