Commento CCC a YouCat Domanda n. 382
YOUCAT Domanda n. 382 – L'eutanasia è permessa?
(Risposta Youcat) Provocare
attivamente la morte è sempre una violazione del comandamento: «non uccidere» (Es
20,13); al contrario, assistere una persona
durante il processo di morte è addirittura un dovere di umanità.
Riflessione e
approfondimenti
(Commento CCC) (CCC
2278) L'interruzione di procedure mediche onerose,
pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può
essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all'“accanimento terapeutico”.
Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le
decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la
capacità, o, altrimenti, da coloro che ne hanno legalmente il diritto,
rispettando sempre la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del
paziente.
Per meditare
(Commento Youcat) Spesso le definizioni di eutanasia attiva ed eutanasia passiva rendono
poco chiaro il dibattito; La questione dirimente è propriamente se si uccide o
se si lascia morire la persona. Chi aiuta a morire una persona nel senso dell’eutanasia attiva viola il quinto comandamento; chi invece aiuta una
persona durante la morte nel senso di un'eutanasia passiva obbedisce invece al comandamento dell'amore per il prossimo. Si intende
con questo che, essendo la morte del paziente ormai sicura si rinuncia a
procedure mediche straordinarie, onerose o sproporzionate rispetto ai risultati
attesi. Questa decisione spetta al paziente stesso, oppure deve essere messa
per iscritto in anticipo. Se il paziente non è più cosciente, una persona
delegata deve soddisfare le volontà dichiarate o presumibili del morente. La
cura di un morente non può mai essere interrotta, trattandosi di un dovere di
carità e di misericordia; in questo senso può essere legittimo e corrispondere
alla dignità umana l'uso di palliativi, anche col rischio di abbreviare la vita
del paziente; è però decisivo che la morte non sia ricercata né come fine né
come mezzo.
(Commento CCC) (CCC
2279) Anche se la morte è considerata imminente, le
cure che d'ordinario sono dovute ad una persona ammalata non possono essere
legittimamente interrotte. L'uso di analgesici per alleviare le sofferenze del
moribondo, anche con il rischio di abbreviare i suoi giorni, può essere
moralmente conforme alla dignità umana, se la morte non è voluta né come fine
né come mezzo, ma è soltanto prevista e tollerata come inevitabile. Le cure
palliative costituiscono una forma privilegiata della carità disinteressata. A
questo titolo devono essere incoraggiate.