Commento CCC a YouCat Domanda n. 444
YOUCAT Domanda n. 444 - Che cosa dice la dottrina sociale in fatto di lavoro e di disoccupazione?
(Risposta Youcat) Quello di lavorare è un esplicito
incarico che Dio ha dato a noi uomini. Con sforzo comune, dobbiamo conservare e
continuare l'opera della sua creazione: «Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose
nel giardino di Eden perché lo coltivasse e lo custodisse» (Gen 2,15);
il lavoro è per la maggior parte degli uomini il principale mezzo di
sostentamento, e la disoccupazione è una grave piaga che deve essere combattuta
con decisione.
Riflessione e
approfondimenti
(Commento CCC) (CCC 2433) L'accesso
al lavoro e alla professione deve essere aperto a tutti, senza ingiusta
discriminazione: a uomini e a donne, a chi è in buone condizioni psico-fisiche
e ai disabili, agli autoctoni e agli immigrati [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Laborem exercens, 19; 22-23]. In
rapporto alle circostanze, la società deve da parte sua aiutare i cittadini a
trovare un lavoro e un impiego [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 48].
Per meditare
(Commento Youcat) Mentre oggi
molti uomini che lavorerebbero volentieri non trovano un posto di lavoro, ci
sono altri «affetti dalla sindrome da lavoro», che a causa dell'intensa
attività lavorativa non hanno più tempo per Dio e per gli altri uomini. E
mentre molte persone, col loro stipendio, non hanno neppure di che sfamare se
stesse e le loro famiglie, altri guadagnano tanto da potersi permettere una
vita di Lusso incredibile. Il lavoro non è fine a se stesso, ma deve servire
alla realizzazione di una società degna degli uomini. La Dottrina sociale
cattolica si pronuncia quindi a favore di un ordine economico in cui tutti
cooperino attivamente e prendano parte al benessere così realizzato; richiede
un giusto salario che permetta a tutti un'esistenza dignitosa ed esorta i ricchi
alle virtù della moderazione e della condivisione solidale.
(Commento CCC) (CCC 2434) Il giusto
salario è il frutto legittimo del lavoro. Rifiutarlo o non darlo a tempo
debito può rappresentare una grave ingiustizia [Lv 19,13; Dt 24,14-15; Gc 5,4].
Per stabilire l'equa remunerazione, si deve tener conto sia dei bisogni sia
delle prestazioni di ciascuno. “Il lavoro va remunerato in modo tale da
garantire i mezzi sufficienti per permettere al singolo e alla sua famiglia una
vita dignitosa su un piano materiale, sociale, culturale e spirituale,
corrispondentemente al tipo di attività e grado di rendimento economico di
ciascuno, nonché alle condizioni dell'impresa e al bene comune” [Conc. Ecum.
Vat. II, Gaudium et spes, 67]. Non è
sufficiente l'accordo tra le parti a giustificare moralmente l'ammontare del
salario.