Commento CCC a YouCat Domanda n. 488 + Venerdì Avvento 2ª sett. 15 dic.
YOUCAT Domanda n. 488 - Perché dobbiamo rendere grazie a Dio?
(Risposta Youcat) Tutto ciò che noi siamo e che abbiamo
proviene da Dio. Paolo dice: «Che cosa possiedi tu che non l'abbia ricevuto?»
(1 Cor 4, 7). La gratitudine nei confronti di Dio, da cui proviene ogni bene,
rende anche felici.
Riflessione e approfondimenti
(Commento CCC) (CCC 2637) L'azione di
grazie caratterizza la preghiera della Chiesa, la quale, celebrando
l'Eucaristia, manifesta e diventa sempre più ciò che è. In realtà, nell'opera
della salvezza, Cristo libera la creazione dal peccato e dalla morte, per
consacrarla nuovamente e farla tornare al Padre, per la sua gloria. Il
rendimento di grazie delle membra del Corpo partecipa a quello del Capo. (CCC
2638) Come nella preghiera di domanda, ogni avvenimento e ogni necessità può
diventare motivo di ringraziamento. Le lettere di san Paolo spesso cominciano e
si concludono con un'azione di grazie e sempre vi è presente il Signore Gesù.
“In ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù
verso di voi” (1Ts 5,18). “Perseverate nella preghiera e vegliate in essa,
rendendo grazie” (Col 4,2).
Per meditare
(Commento Youcat) La più grande preghiera di rendimento di grazie è l'Eucaristia
di Gesù (in greco, appunto, ringraziamento), con la quale egli prende pane e
vino per offrire a Dio tutta la creazione trasformata. Ogni rendimento di
grazie dei cristiani si unisce al rendimento di grazie di Gesù. Per opera sua
veniamo veramente trasformati e redenti: perciò possiamo essergli grati dal
profondo del cuore e esprimere questa gratitudine a Dio in maniera molteplice.
(Commento CCC) (CCC 2648) Ogni gioia e
ogni sofferenza, ogni avvenimento e ogni necessità può essere materia
dell'azione di grazie, che, partecipando a quella di Cristo, deve riempire
l'intera vita: “In ogni cosa rendete grazie” (1Ts 5,18).
(Prossima domanda: Che cosa significa lodare Dio?)
Ogni giorno
pubblichiamo il “Commento quotidiano alle
letture bibliche delle S. Messe” e i commenti al “Catechismo dei giovani (Youcat) fino al loro completamento.
Venerdì 2ª sett.: Sono il Signore, tuo Dio, che t’insegno per il tuo bene
Il Signore si
rivolge al suo popolo in termini accorati e gli ricorda che se prestasse
attenzione ai suoi comandamenti il suo benessere sarebbe come un fiume.
Ascoltiamo la Parola di Dio
Is 48, 17-19: Così 17dice
il Signore, tuo redentore, il Santo d'Israele: "Io sono il Signore, tuo
Dio, che ti insegno per il tuo bene, che ti guido per la strada su cui devi
andare. 18Se avessi prestato attenzione ai miei comandi, il tuo
benessere sarebbe come un fiume, la tua giustizia come le onde del mare. 19La
tua discendenza sarebbe come la sabbia e i nati dalle tue viscere come i
granelli d'arena. Non sarebbe mai radiato né cancellato il tuo nome davanti a
me".
Mt 11, 16-19: In quel tempo, Gesù disse alle
folle: 16“A chi posso paragonare questa generazione? È simile a
bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano: 17"Vi
abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non
vi siete battuti il petto!". 18È venuto Giovanni, che non
mangia e non beve, e dicono: È indemoniato. 19È' venuto il Figlio
dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: "Ecco, è un mangione e un beone,
un amico di pubblicani e di peccatori". Ma la sapienza è stata
riconosciuta giusta per le opere che essa compie”.
Meditiamo con lo Spirito Santo
Il Signore
spiega al suo popolo le cause dei mali che soffre e la via che lo porta a ottenere
il bene. Anzitutto chiarisce il proprio rapporto con il suo popolo. Dio, gli insegna ciò che è bene e lo guida per le vie giuste
sulle quali camminare. Tutto ciò lo fa, rivelandogli i suoi comandamenti e la
sua volontà.
Se il suo popolo gli obbedisse, godrebbe di beni sovrabbondanti, espressi nei termini biblici significativi di: benessere come un fiume; giustizia come le onde del mare; discendenza come la sabbia; nati come i granelli d'arena.
Dio, soprattutto, non lo dimentica mai, ma gli promette: pace, santità, giustizia e tutti gli altri beni, purché segua le sue leggi.
Sottolinea, quindi, che sono la disobbedienza e la sfiducia verso lui a privarci dei suoi beni. Le immagini della “sabbia del mare “ e delle “stelle del cielo” riecheggiano le promesse che Dio fece e realizzò ad Abramo. Abramo ottenne tutte le benedizioni perché fece sempre la volontà del Signore, mentre le generazioni successive non seguirono il suo esempio.
Il Signore non ritira mai le sue promesse, ma le mantiene sempre vive, tuttavia condiziona la loro attuazione all’obbedienza del suo popolo. Da essa derivano la responsabilità e la speranza.
Gesù nota giustamente che quanti non vogliono credere in lui sono come bambini capricciosi, ai quali non va mai bene niente e bisticciano su tutto. Così fecero quelli che non vollero credere a Giovanni Battista che viveva nella massima austerità, e di cui dissero che era un indemoniato.
Lo stesso fanno quelli che dicono che Gesù è un mangione e beone perché accoglie con misericordia e dolcezza i peccatori e siede a mensa con loro.
Il Figlio di Dio, Sapienza incarnata sa, però, che le sue opere gli rendono giustizia, confondono i suoi avversari e smentiscono i suoi denigratori. Conclude quindi: “Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie”.
Se il suo popolo gli obbedisse, godrebbe di beni sovrabbondanti, espressi nei termini biblici significativi di: benessere come un fiume; giustizia come le onde del mare; discendenza come la sabbia; nati come i granelli d'arena.
Dio, soprattutto, non lo dimentica mai, ma gli promette: pace, santità, giustizia e tutti gli altri beni, purché segua le sue leggi.
Sottolinea, quindi, che sono la disobbedienza e la sfiducia verso lui a privarci dei suoi beni. Le immagini della “sabbia del mare “ e delle “stelle del cielo” riecheggiano le promesse che Dio fece e realizzò ad Abramo. Abramo ottenne tutte le benedizioni perché fece sempre la volontà del Signore, mentre le generazioni successive non seguirono il suo esempio.
Il Signore non ritira mai le sue promesse, ma le mantiene sempre vive, tuttavia condiziona la loro attuazione all’obbedienza del suo popolo. Da essa derivano la responsabilità e la speranza.
Gesù nota giustamente che quanti non vogliono credere in lui sono come bambini capricciosi, ai quali non va mai bene niente e bisticciano su tutto. Così fecero quelli che non vollero credere a Giovanni Battista che viveva nella massima austerità, e di cui dissero che era un indemoniato.
Lo stesso fanno quelli che dicono che Gesù è un mangione e beone perché accoglie con misericordia e dolcezza i peccatori e siede a mensa con loro.
Il Figlio di Dio, Sapienza incarnata sa, però, che le sue opere gli rendono giustizia, confondono i suoi avversari e smentiscono i suoi denigratori. Conclude quindi: “Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie”.
Riflettiamo
Camminiamo
veramente sulle giuste vie che Dio c’insegna e nelle quali ci guida con amore?
Ricordiamo
che sono la disobbedienza a lui e la sfiducia in lui a privarci dei suoi beni?
Perché
Gesù accoglie con dolcezza i peccatori e siede a mensa anche con loro?
Preghiamo con la Liturgia e la Chiesa
“Rafforza, o Padre, la nostra vigilanza
nell’attesa del tuo Figlio, perché illuminati dalla sua parola di salvezza,
andiamo incontro a lui con le lampade accese”.