Commento CCC a YouCat Domanda n. 507 + Martedì TO 6 sett.
YOUCAT Domanda n. 507 – Parte I. Perché talvolta si sperimenta che la preghiera non è di aiuto?
(Risposta Youcat) La preghiera non ci procura ciò che a
noi piacerebbe, ma solo la vicinanza con Dio; e proprio in un apparente
silenzio Dio ci invita a fare ancora un passo avanti nella donazione senza
riserve, nella fede incondizionata, nell'attesa che non conosce fine. Chi prega
deve lasciare a Dio tutta la libertà di dirci ciò che egli desidera, di
compiere ciò che egli chiede e di donarsi come egli vuole.
Riflessione e
approfondimenti
(Commento CCC) (CCC 2749) Gesù ha portato a pieno compimento l'opera del
Padre, e la sua preghiera, come il suo Sacrificio, si estende fino alla
consumazione dei tempi. La preghiera dell'Ora riempie gli ultimi tempi e li
porta verso la loro consumazione. Gesù, il Figlio al quale il Padre ha dato
tutto, è interamente consegnato al Padre, e, al tempo stesso, si esprime con
una libertà sovrana [Gv 17,11. 13. 19. 24] per il potere che il Padre gli ha
dato sopra ogni essere umano. Il Figlio, che si è fatto Servo, è il Signore, il
Pantocràtor. Il nostro Sommo
Sacerdote che prega per noi è anche colui che prega in noi e il Dio che ci esaudisce.
Per meditare
(Commento Youcat) Spesso diciamo:
«Ho pregato ma non sono stato esaudito»: forse La nostra preghiera non è
abbastanza intensa, come un giorno il Curato d'Ars chiese ad un confratello che
si lamentava del proprio insuccesso: «Hai pregato e hai sospirato... hai anche
digiunato e vegliato?»; può darsi anche che le nostre richieste a Dio non siano
giuste. Per questo Teresa d'Avila disse un giorno: «Non chiedere a Dio carichi
leggeri, chiedigli una schiena forte!
(Commento CCC) (CCC 2750) E' entrando nel santo nome del Signore Gesù che
noi possiamo accogliere, dall'interno, la preghiera che egli ci insegna: “Padre
nostro!”. La sua “preghiera sacerdotale” ispira, dall'interno, le grandi
domande del “Pater”: la sollecitudine per il nome del Padre, [Gv 17,6. 11. 12. 26]
la passione per il suo Regno (la Gloria), [Gv 17,1. 5. 10. 22. 23-26] il
compimento della volontà del Padre, del suo Disegno di salvezza [Gv 17,2. 4. 6.
9. 11. 12. 24] e la liberazione dal male [Gv 17,15].
(Continua la domanda: Perché talvolta si sperimenta che la preghiera non è di aiuto?)
Martedì
Nella prima lettura Giacomo risponde alle domande che
tormentano alcuni cristiani quando sono tentati: è Dio che ci tenta? oppure: perché
Dio non impedisce queste tentazioni? Nel Vangelo Gesù avvverte i discepoli
di guardarsi dal lievito di farisei ed erodiani: egoismo, violenza, insincerità,
ipocrisia, ingiustizia, ingratitudine e incredulità.
Ascoltiamo la Parola di Dio
Gc 1, 12-18: 12Beato l’uomo che resiste alla tentazione perché,
dopo averla superata, riceverà la corona della vita, che il Signore ha promesso
a quelli che lo amano. 13Nessuno, quando è tentato, dica: “Sono
tentato da Dio”; perché Dio non può essere tentato al male ed egli non tenta
nessuno. 14Ciascuno piuttosto è tentato dalle proprie passioni, che
lo attraggono e lo seducono; 15poi le passioni concepiscono e
generano il peccato, e il peccato, una volta commesso, produce la morte. 16Non
ingannatevi, fratelli miei carissimi; 17ogni buon regalo e ogni dono
perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre, creatore della luce: presso
di lui non c’è variazione né ombra di cambiamento. 18Per sua volontà
egli ci ha generati per mezzo della parola di verità, per essere una primizia
delle sue creature.
Mc 8, 14-21: In
quel tempo, i discepoli 14avevano
dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo
pane. 15Allora egli li ammoniva dicendo: "Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di
Erode!". 16Ma quelli discutevano fra loro perché non
avevano pane. 17Si accorse di questo e disse loro: "Perché
discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il
cuore indurito? 18 Avete occhi e non vedete, avete orecchi
e non udite? E non vi ricordate, 19quando ho spezzato i cinque
pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?".
Gli dissero: "Dodici". 20"E quando ho spezzato i
sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato
via?". Gli dissero: "Sette". 21E disse loro:
"Non comprendete ancora?".
Meditiamo con lo Spirito Santo
La Lettera di S. Giacomo
risponde con precisione e chiarezza ai dubbi e i timori che sovente,
riguardo alle tentazioni, tormentano alcuni cristiani: è Dio che ci tenta?, oppure: perché
Dio non impedisce le tentazioni?
S. Giacomo muove da un’importante
precisazione. Resistere alle tentazioni e combatterle è
fonte di beatitudine perché, superandole, otteniamo
la corona promessa dal Signore a quanti lo amano. Quelli che chiamiamo “cattivi pensieri”, che temiamo e per cui
ci affliggiamo, sono tentazioni,
ossia occasioni di lotta spirituale sostenuta dalla grazia, che ci ottiene ricompensa,
merito e beatitudine. Questa è la vera ragione.
Le tentazioni, infatti,
derivano dalla nostra concupiscenza, ossia il disordine interiore causato in
noi dal peccato originale. Essa spinge le nostre passioni a tentarci e sedurci,
generando i peccati che producono la morte. Il demonio si serve di queste
passioni.
La resistenza che, con l’aiuto della grazia divina opponiamo loro, ci
purifica, ci arricchisce di meriti e ci ottiene il premio. Quante più
tentazioni combattiamo con l’aiuto di Dio, tanto più lo glorifichiamo e ci
santifichiamo.
Chi ci dà il dono perfetto della vittoria su di esse è il Padre
di ogni luce, perché siamo la primizia delle sue creature. Ci ha creati e
rigenerati con la grazia e la verità, che non vengono mai meno.
Il vangelo ci
mostra i discepoli di Gesù che avendo dimenticato di portare il necessario pane
sulla barca, discutono fra loro. Gesù coglie l’occasione per dare a tutti un
grande insegnamento spirituale.
Prima ricorda i miracoli delle sue
moltiplicazioni di pochi pani e pesci, coi quali saziò una volta cinquemila
persone e un’altra volta quattro mila, mentre ne avanzarono dodici ceste e
sette sporte. Poi li ammonisce ad astenersi dal lievito dei farisei e di
Erode.
Che cos’è questo lievito? È ogni passione malvagia: egoismo, violenza,
insincerità, ipocrisia, ingiustizia, ingratitudine, incredulità ecc. Esse provocano
le tentazioni che induriscono il cuore e corrompono la mente.
Gesù lo ha ripetuto
più volte: esse si possono vincere solo vigilando e pregando. In questo modo otteniamo
sempre la sua grazia che c’illumina e la
forza del suo amore generoso che ci dona vittoria e premio.
Riflessione
Perché non dobbiamo temere i “pensieri cattivi”, ossia le tentazioni?
Come dobbiamo comportarci con le nostre tentazioni?
Che cosa intende Gesù dicendo: “guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di
Erode”?
Preghiamo con la Liturgia e la Chiesa
“O Dio, che respingi i
superbi e doni la tua grazia agli umili, ascolta il grido dei poveri e degli
oppressi che si leva a te da ogni parte della terra: spezza il giogo della
violenza e dell’egoismo che ci rende estranei gli uni agli altri, e fa’ che
accogliendoci a vicenda come fratelli diventiamo segno dell’umanità rinnovata
nel tuo amore”.