(Sabato 28 – Domenica 29 aprile) - Domenica V di Pasqua B
5ª Dom di Pasqua: Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto
Le letture di questa domenica si aprono
con un lieto annuncio: la Chiesa, in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la
Samaria, si consolidava, camminava nel timore del Signore e cresceva confortata
dallo Spirito Santo.
Ascoltiamo la Parola
At 9, 26-31: In
quei giorni Saul, 26venuto a Gerusalemme, cercava
di unirsi ai discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo che fosse
un discepolo. 27Allora Bàrnaba lo prese con sé, lo condusse dagli
apostoli e raccontò loro come, durante il viaggio, aveva visto il Signore che
gli aveva parlato e come in Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di
Gesù. 28Così egli poté stare con loro e andava e veniva in
Gerusalemme, predicando apertamente nel nome del Signore. 29Parlava
e discuteva con quelli di lingua greca; ma questi tentavano di ucciderlo. 30Quando
vennero a saperlo, i fratelli lo condussero a Cesarèa e lo fecero partire per
Tarso. 31La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la
Galilea e la Samaria: si consolidava e camminava nel timore del Signore e, con
il conforto dello Spirito Santo, cresceva di numero.
1Gv 3, 18-24: 18Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma
con i fatti e nella verità. 19In questo conosceremo che siamo dalla
verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, 20qualunque
cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa.
21Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo
fiducia in Dio, 22e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui,
perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito. 23Questo
è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci
amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. 24Chi
osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo
che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.
Gv 15, 1-8: Inquel
tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 1“Io sono
la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore. 2Ogni tralcio che in me
non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché
porti più frutto. 3Voi siete già puri, a causa della parola che vi
ho annunciato. 4Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può
portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non
rimanete in me. 5Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e
io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 6Chi
non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono,
lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 7Se rimanete in me e le mie
parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. 8In
questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei
discepoli”.
Meditiamo con l’aiuto dello Spirito Santo
In questa domenica la prima lettura
presenta due aspetti. Uno, sono le difficoltà. Paolo ritornato a Gerusalemme,
incute ancora paura: non lo credono un
discepolo. Barnaba allora lo conduce agli Apostoli e racconta che il Signore
gli ha parlato, per cui a Damasco predica con coraggio nel suo nome. Allora è accolto anche a Gerusalemme e
predica apertamente nel nome del Signore. Gli ebrei di lingua greca, però,
tentano d’ucciderlo e i fratelli lo conducono a Cesarèa e lo fanno partire
per Tarso.
Il secondo aspetto mostra la Chiesa in pace in Giudea, Galilea e
Samaria, ove si consolida, cammina nel Signore e cresce col conforto dello
Spirito Santo. Sono immagini di ogni tempo e luogo, come Gesù conferma nel Vangelo.
Il Padre, infatti, è
l’agricoltore che cura amorosamente la sua vigna, potando la vite. Gesù è
questa vera vite e i suoi discepoli sono i suoi tralci. Il Padre, perciò, pota
i tralci che in Gesù non portano frutto, e anche quelli che portano frutto,
perché ne portino ancora di più.
Di qui l’ammonimento ai tralci-discepoli
perché rimangano in lui. Come i tralci non possono dare frutti se non rimangono
nella vite così i discepoli. Se rimangono in Cristo e Cristo rimane in loro,
portano molto frutto. Senza di lui non possono far nulla. Perciò, chi non
rimane in Gesù viene gettato via. Il tralcio secco è raccolto, gettato nel fuoco
e bruciato.
Chi, invece, rimane in Cristo, e le sue parole rimangono in lui,
può chiedere tutto quello che vuole e gli sarà dato, perché il Padre è
glorificato da chi porta frutto.
In base a questa realtà, Giovanni, nella sua
lettera, rivolge alcuni inviti ai primi cristiani: non amino con le parole e la
lingua, ma coi fatti. In questo modo sanno se sono nella verità e possono
rassicurare il loro cuore.
Se però esso ci rimprovera qualcosa, ricordiamoci
che Dio è più grande del nostro cuore. Se invece il cuore non ci rimprovera
nulla, perché facciamo quello che è gradito a Dio e osserviamo i suoi
comandamenti, possiamo aver fiducia che qualunque cosa gli chiediamo la
riceveremo.
Questi sono i comandamenti: credere nel nome del Figlio Gesù Cristo
e amarci gli uni gli altri, secondo il suo esempio. Chi osserva questi
comandamenti rimane in Dio e Dio rimane in lui. Lo sappiamo perché ci ha dato il suo Spirito Santo.
Riflessione
Quali sono sono i comandamenti
fondamentali?
Che cosa producono in chi li osserva?
Che dobbiamo fare se il nostro cuore ci rimprovera
qualcosa?
Preghiamo con la Liturgia della Chiesa
“O Dio, che ci hai
inseriti come tralci nella vera vite, donaci il tuo Spirito, perché, amandoci
gli uni gli altri di sincero amore, diventiamo primizie di umanità nuova e
portiamo frutti di santità e di pace”.