Mercoledì 7ª settimana di Pasqua
Mercoledì 7ª settimana di Pasqua
Paolo si congeda dai cristiani di Efeso con esortazioni e
gesti commoventi e ricorda le parole di Gesù: "Si è più beati nel dare che nel ricevere!".
Poi affida tutti a Dio, alla sua parola e alla sua grazia.
Nel Vangelo Gesù prega il Padre di custodire nel suo nome, quelli che gli ha
dato, perché siano consacrati nella verità e formino un solo corpo.
Ascoltiamo la Parola di Dio
At 20, 28-38: In
quei giorni, Paolo diceva agli anziani della Chiesa di Efeso: 28 “Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in
mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti come custodi per essere
pastori della Chiesa di Dio, che si è acquistata con il sangue del proprio
Figlio. 29Io so che dopo la mia partenza verranno fra voi lupi
rapaci, che non risparmieranno il gregge; 30perfino in mezzo a voi
sorgeranno alcuni a parlare di cose perverse, per attirare i discepoli dietro
di sé. 31Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e
giorno, io non ho cessato, tra le lacrime, di ammonire ciascuno di voi. 32E
ora vi affido a Dio e alla parola della sua grazia, che ha la potenza di
edificare e di concedere l'eredità fra tutti quelli che da lui sono
santificati. 33Non ho desiderato né argento né oro né il vestito di
nessuno. 34Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano
con me hanno provveduto queste mie mani. 35In tutte le maniere vi ho
mostrato che i deboli si devono soccorrere lavorando così, ricordando le parole
del Signore Gesù, che disse: "Si è più beati nel dare che nel
ricevere!"". 36Dopo aver detto questo, si inginocchiò con
tutti loro e pregò. 37Tutti scoppiarono in pianto e, gettandosi al
collo di Paolo, lo baciavano, 38addolorati soprattutto perché aveva
detto che non avrebbero più rivisto il suo volto. E lo accompagnarono fino alla
nave.
Gv 17, 11-19: In quel tempo, [Gesù, alzati gli occhi al
cielo, pregò dicendo] 11“Padre santo,
custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa,
come noi. 12Quand'ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello
che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne
il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. 13Ma
ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se
stessi la pienezza della mia gioia. 14Io ho dato loro la tua parola
e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del
mondo. 15Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li
custodisca dal Maligno. 16Essi non sono del mondo, come io non sono
del mondo. 17Consacrali nella verità. La tua parola è verità. 18Come
tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; 19per
loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella
verità.
Meditiamo con lo Spirito Santo
Paolo si congeda dagli anziani della Chiesa di Efeso con
esortazioni commoventi. Devono vigilare su se stessi e
sulla Chiesa edificata col sangue del Figlio di Dio, della quale lo Spirito
Santo li ha voluti custodi e pastori.
Paolo li avverte che dopo la sua partenza
vi saranno lupi rapaci che non risparmiano il gregge e fra gli stessi pastori
alcuni diranno cose perverse, per attirare a sé dei discepoli. Per questo, li
ha sempre ammoniti notte e giorno e ora, con lacrime, li affida a Dio, alla sua
parola e alla sua grazia. È Lui, infatti, che edifica e dona la sua eredità a
quanti ha santificato.
Paolo ricorda loro che non ha mai desiderato argento e
oro, ha sempre provveduto alle sue necessità lavorando con le proprie mani e ha
soccorso i deboli col proprio lavoro, obbedendo al detto di Gesù che: "Si è più beati nel dare che nel ricevere!".
Gli anziani,
sapendo che non lo rivedranno più, lo abbracciano e accompagnano piangendo sino
alla nave.
Il Vangelo ci presenta la preghiera sacerdotale di Gesù, che prega
il Padre di custodire nel suo nome, quelli che gli ha dato, perché siano sempre
uniti come lo sono loro. Egli, quindi, prega per essi, ossia per la Chiesa che
nascerà.
Il Signore continuerà a custodirla e conservarla, perché nessuno di
essa si perda. Poiché ora ritorna al Padre, mentre i suoi fedeli sono nel
mondo, gli chiede che abbiano in se stessi la pienezza della sua gioia, come
quando era con loro.
Gesù, infatti, ha dato alla Chiesa la parola del Padre,
per cui il mondo la odia perché essa non è del mondo, come non è del mondo il
Figlio di Dio. Gesù, però, al Padre non chiede di togliere dal mondo quanti
credono, ma di custodirli dal Maligno e consacrarli nella parola divina che è
verità e vita.
Gesù sa che manda la sua Chiesa nel mondo, proprio come il Padre
ha mandato lui nel mondo. Per questo, consacra se stesso per essa, perché essa
rimanga sempre consacrata nella verità.
La sua Chiesa, infatti, dovrà sempre
saper accettare le sofferenze che le vengono dall’odio del mondo, continuando
ad annunciare a tutti l’evento pasquale fonte di salvezza per tutta l’umanità.
Riflessione
Nel libro degli Atti degli Apostoli, quale detto di Gesù,
non citato nei Vangeli, dice Paolo?
Che cosa chiede Gesù al Padre nella sua preghiera sacerdotale?
Perché e per che cosa
cosa Gesù consacra se stesso per la sua Chiesa nel mondo?
Preghiamo con la Liturgia e la Chiesa
“Padre misericordioso,
fa’ che la tua Chiesa, riunita dallo Spirito Santo, ti serva con piena
dedizione e formi in te un cuore solo e un’anima sola”.