13ª Dom TO/A: Chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà


 

13ª Dom TO/A: Chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà



In questa domenica, il Vangelo ripete più volte il verbo “accogliere”. Poiché è Gesù stesso a ripeterlo e vi sono numerosi modi e diverse forme di accoglienza, cerchiamo di approfondirne i differenti significati.    

 

Ascoltiamo la Parola di Dio 



2Re 4,8-11.14-16a: 8Un giorno Eliseo passava per Sunem, ove c'era un'illustre donna, che lo trattenne a mangiare. In seguito, tutte le volte che passava, si fermava a mangiare da lei. 9Ella disse al marito: "Io so che è un uomo di Dio, un santo, colui che passa sempre da noi. 10Facciamo una piccola stanza superiore, in muratura, mettiamoci un letto, un tavolo, una sedia e un candeliere; così, venendo da noi, vi si potrà ritirare". 11Un giorno che passò di lì, si ritirò nella stanza superiore e si coricò. 14Eliseo [disse a Giezi su servo]: "Che cosa si può fare per lei?". Giezi disse: "Purtroppo lei non ha un figlio e suo marito è vecchio". 15Eliseo disse: "Chiamala!". La chiamò; ella si fermò sulla porta. 16Allora disse: "L'anno prossimo, in questa stessa stagione, tu stringerai un figlio fra le tue braccia".  


Rm 6,3-4.8-11; Fratelli, 3non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? 4Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. 8Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, 9sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui. 10Infatti egli morì, e morì per il peccato una volta per tutte; ora invece vive, e vive per Dio. 11Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.


Mt 10, 37-42: In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: 37Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; 38chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. 39Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.40Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. 42Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d'acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa".

 

 Meditiamo con lo Spirito Santo



Nel Vangelo di oggi Gesù ripete più volte l’invito ad accogliere e indica forme di accoglienza, di cui approfondire il significato. 
Una prima forma significativa, si trova nella lettura dall’Antico Testamento
Una donna anziana e ricca invita sovente il profeta Eliseo a mangiare da lei, quando passa e, insieme al marito, arreda per il profeta una stanza per riposare. 
Il Signore la ricompensa. Eliseo le annuncia che il figlio, tanto desiderato, nascerà. E così avviene. 
Il Signore ricompensa l’accoglienza generosa perché è sempre il primo ad accoglierci. 
Nel Vangelo, Gesù propone un’accoglienza impegnativa usando il verbo “amare”, espressione più valida ed elevata. 
Presenta quindi gli aspetti più nobili ed elevati dell’amore, come quello fra genitori e figli. Dice però che non possiamo amare nessuno più di lui, perché l’amore a Dio precede ogni altro, in quanto Dio è sempre il primo ad amarci. 
Gesù per il suo amore a tutti noi, si fece inchiodare alla croce e versò tutto il suo sangue. Perciò c’invita a non temere la croce ma accoglierla come fece lui, accettando la possibilità di donare la nostra vita per lui. 
Chi dona la propria vita per lui, la riacquista con assoluta sicurezza. Chi accoglie lui accoglie il Padre che lo ha inviato. 
Chi accoglie un suo profeta riceve la ricompensa del profeta. Chi accoglie un suo giusto riceve la ricompensa del giusto. 
Gesù ricompensa anche un bicchiere d’acqua donato come accoglienza amorosa. 
Nella Lettera ai Romani, Paolo attribuisce la generosità divina al fatto che Gesù, morto per i nostri peccati, ormai vive sempre per Dio, e noi, morti e risuscitati con Cristo, viviamo la sua nuova vita a gloria del Padre. 
Il peccato, quindi, non ha più potere su noi. Con e per Cristo, siamo anche con e per il Padre. 
Oggi, numerose occasioni di accoglienza sono un segno dei tempi. Stranieri, pellegrini, profughi, rifugiati, esiliati, fuggiaschi, prigionieri e ammalati moltiplicano le nostre occasioni di amore del prossimo.
 Per Gesù, tutto quello che facciamo a questi nostri fratelli è fatto a lui e al Padre.   

 

Preghiamo con la Liturgia e la Chiesa 



Infondi in noi, o Padre, la sapienza e la forza del tuo Spirito, perché camminiamo con Cristo sulla via della croce, pronti a far dono della nostra vita per manifestare al mondo la speranza del tuo regno”.

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