17 novembre - S. Elisabetta d’Ungheria Patrona dell’Ordine Francescano Secolare

 

 

17 novembre - S. Elisabetta d’Ungheria Patrona dell’Ordine Francescano Secolare

 

Elisabetta di Ungheria, sposa a Ludovico di Turingia, rimasta vedova sostenne con fortezza gravi tribolazioni. Si ritirò a Marburgo in Germania in un ospedale da lei fondato, vivendo in povertà, meditando le realtà celesti e curando poveri e infermi. Morì a venticinque anni.

 

Ascoltiamo la Parola di Dio

 

Sir 26,1-4. 13-16 Fortunato il marito di una brava moglie, il numero dei suoi giorni sarà doppio. 2Una donna valorosa è la gioia del marito, egli passerà in pace i suoi anni. 3Una brava moglie è davvero una fortuna,viene assegnata a chi teme il Signore. 4Ricco o povero, il suo cuore è contento, in ogni circostanza il suo volto è gioioso. 13La grazia di una donna allieta il marito, il suo senno gli rinvigorisce le ossa. 14È un dono del Signore una donna silenziosa, non c’è prezzo per una donna educata. 15Grazia su grazia è una donna pudica, non si può valutare il pregio di una donna riservata. 16Il sole risplende nel più alto dei cieli, la bellezza di una brava moglie nell’ornamento della casa.

Mt 25, 31-40 In quel tempo Gesù disse ai sui discepoli: Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria,  e tutti gli angeli con lui,  siederà sul trono della sua gloria. 32Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, 33e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. 34Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, 35perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. 37Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. 40E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.

 

Meditiamo con lo Spirito Santo

 

La prima lettura sottolinea i tratti più belli ed elevati di ogni donna virtuosa dedita alla famiglia e alle opere buone, alla carità e al servizio dei più poveri e dei sofferenti. 

Nel Vangelo Gesù spiega alle folle ciò che è il centro del messaggio evengelico: tutto quello che avremo fatto a uno solo di quelli che Gesù considera e chiama i suoi fratelli più piccoli, l’avremo fatto a lui. 

Tra questi "più piccoli" vi sono coloro che soffrono qualcuna delle situazioni umane più difficili: fame, sete, nudità, malattia, prigione, emarginazione, scarto, indifferenza, disprezzo, condizione di straniero ecc. 

Tutto ciò che affligge o avvilisce l’uomo è in abominio al Signore. Per questo c’invita sempre a combattere le contraddizioni e i compromessi fra la fede cristiana professata, la fede in lui e la nostra vita con i suoi comportamenti quotidiani.

 

Riflessione 

 

Che significa: non si può valutare il pregio di una donna riservata?

Chi sono i “fratelli più piccoli” ai quali si riferisce Gesù?        

Perché dobbiamo combattere sempre le nostre contraddizini e compromessi con la fede da noi professata?

 

Preghiamo con la Liturgia e la Chiesa

 

O Dio, che a Sant’Elisabetta hai dato la grazia di riconoscere e onorare Cristo nei poveri, concedi anche a noi, per sua intercessione, di servire con instancabile carità coloro che si trovano nella sofferenza e nel bisogno”.

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