Es 40, 36-38 Un fuoco visibile a tutta la casa d'Israele

(Es 40, 36-38) Un fuoco visibile a tutta la casa d'Israele
[36] Ad ogni tappa, quando la nube s'innalzava e lasciava la Dimora, gli Israeliti levavano l'accampamento. [37] Se la nube non si innalzava, essi non partivano, finché non si fosse innalzata. [38] Perché la nube del Signore durante il giorno rimaneva sulla Dimora e durante la notte vi era in essa un fuoco, visibile a tutta la casa d'Israele, per tutto il tempo del loro viaggio.
(CCC 2062) I comandamenti propriamente detti vengono in secondo luogo; essi esprimono le implicanze della appartenenza a Dio stabilita attraverso l'Alleanza. L'esistenza morale è risposta all'iniziativa d'amore del Signore. E' riconoscenza, omaggio a Dio e culto d'azione di grazie. E' cooperazione al piano che Dio persegue nella storia. (CCC 2063) L'Alleanza e il dialogo tra Dio e l'uomo sono ancora attestati dal fatto che tutte le imposizioni sono enunciate in prima persona (“Io sono il Signore...”) e rivolte a un altro soggetto (“Tu...”). In tutti i comandamenti di Dio è un pronome personale singolare che indica il destinatario. Dio fa conoscere la sua volontà a tutto il popolo e, nello stesso tempo, a ciascuno in particolare: “Il Signore comandò l'amore verso Dio e insegnò la giustizia verso il prossimo, affinché l'uomo non fosse né ingiusto, né indegno di Dio. Così, per mezzo del Decalogo, Dio preparava l'uomo a diventare suo amico e ad avere un solo cuore con il suo prossimo [...]. Le parole del Decalogo restano validissime per noi. Lungi dall'essere abolite, esse sono state portate a pienezza di significato e di sviluppo dalla venuta del Signore nella carne” [Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 4, 16, 3-4: PG 7, 1017-1018]. (CCC 2064) Fedele alla Scrittura e in conformità all'esempio di Gesù, la Tradizione della Chiesa ha riconosciuto al Decalogo un'importanza e un significato fondamentali.

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