Gaudium et spes n. 28 e commento CCC
28. Rispetto e amore per gli avversari.
Il precetto dell'amore si estende a tutti i nemici
[n. 28c] La dottrina del Cristo esige che noi perdoniamo
anche le ingiurie (54) e il precetto dell'amore si estende a tutti i nemici;
questo è il comandamento della nuova legge: «Udiste che fu detto: amerai il tuo
prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e fate
del bene a coloro che vi odiano e pregate per i vostri persecutori e
calunniatori» (Mt 5,43).
Note: (54) Cf. Mt 5,45-47.
(CCC 2840) Ora, ed è cosa
tremenda, questo flusso di misericordia non può giungere al nostro cuore finché
noi non abbiamo perdonato a chi ci ha offeso. L'amore, come il corpo di Cristo,
è indivisibile: non possiamo amare Dio che non vediamo, se non amiamo il fratello,
la sorella che vediamo [1Gv 4,20]. Nel rifiuto di perdonare ai nostri fratelli
e alle nostre sorelle, il nostro cuore si chiude e la sua durezza lo rende
impermeabile all'amore misericordioso del Padre; nella confessione del nostro
peccato, il nostro cuore è aperto alla sua grazia. (CCC 2845) Non c'è né limite
né misura a questo perdono essenzialmente divino [Mt 18,21-22; Lc 17,3-4]. Se
si tratta di offese (di “peccati” secondo Lc 11,4 o di “debiti” secondo Mt
6,12), in realtà noi siamo sempre debitori: “Non abbiate alcun debito con
nessuno, se non quello di un amore vicendevole” (Rm 13,8). La comunione della
Santissima Trinità è la sorgente e il criterio della verità di ogni relazione
[1Gv 3,19-24]. Essa è vissuta nella preghiera, specialmente nell'Eucaristia [Mt
5,23-24]: “Dio non accetta il sacrificio di coloro che fomentano la divisione;
dice loro di lasciare sull'altare l'offerta e di andare, prima, a riconciliarsi
con i loro fratelli, affinché mediante preghiere di pace anche Dio possa
riconciliarsi con essi. Ciò che più fortemente obbliga Dio è la nostra pace, la
nostra concordia, l'unità di tutto il popolo dei credenti, nel Padre nel Figlio
e nello Spirito Santo” [San Cipriano di Cartagine, De dominica Oratione, 23: PL 4, 535-536].