Commento CCC a YouCat Domanda n. 474
YOUCAT Domanda n. 474 - Come imparò Gesù a pregare?
(Risposta Youcat) Gesù apprese a pregare nella sua
famiglia e nella sinagoga, eppure andò oltre la preghiera intesa in senso
tradizionale; la sua preghiera esprime un rapporto con il Padre celeste come
può esserlo solo quello del «Figlio di Dio».
Riflessione e
approfondimenti
(Commento CCC) (CCC 2598) L'evento della preghiera ci viene pienamente
rivelato nel Verbo che si è fatto carne e dimora in mezzo a noi. Cercare di
comprendere la sua preghiera, attraverso ciò che i suoi testimoni ci dicono di
essa nel Vangelo, è avvicinarci al Santo Signore Gesù come al Roveto ardente:
dapprima contemplarlo mentre prega, poi ascoltare come ci insegna a pregare,
infine conoscere come egli esaudisce la nostra preghiera.
Per meditare
(Commento Youcat) Gesù, che era al
tempo stesso uomo e Dio, crebbe, come anche i bambini ebrei del suo tempo, con
i riti e con le forme di preghiera del suo popolo, Israele. Ma nell'episodio di
Gesù dodicenne nel Tempio (Lc 2, 41ss.), si manifesta in lui qualcosa che non poteva
essere solo frutto di apprendimento; si evidenzia cioè una relazione
originaria, profonda e singolare con Dio, con il suo Padre celeste. Gesù
sperava, come tutti gli altri uomini, nel mondo che doveva venire, e pregava
Dio; tuttavia egli era anche parte di questo mondo futuro. Già allora fu chiaro
che un giorno si sarebbe pregato in nome di Gesù, lo si sarebbe riconosciuto
come Dio e si sarebbe richiesta la sua grazia.
(Commento CCC) (CCC 2599) Il Figlio di Dio diventato Figlio della Vergine
ha anche imparato a pregare secondo il suo cuore d'uomo. Egli apprende le
formule di preghiera da sua Madre, che serbava e meditava nel suo cuore tutte
le “grandi cose” fatte dall'Onnipotente [Lc 1,49; 2,19; 2,51]. Egli prega nelle
parole e nei ritmi della preghiera del suo popolo, nella sinagoga di Nazaret e
al Tempio. Ma la sua preghiera sgorga da una sorgente ben più segreta, come
lascia presagire già all'età di dodici anni: “Io devo occuparmi delle cose del
Padre mio” (Lc 2,49). Qui comincia a rivelarsi la novità della preghiera nella
pienezza dei tempi: la preghiera filiale,
che il Padre aspettava dai suoi figli, viene finalmente vissuta dallo stesso
Figlio unigenito nella sua Umanità, con gli uomini e per gli uomini.